Domenico Bianchi
Domenico Bianchi (Anagni, 1955)
Domenico Bianchi emerge all’inizio degli anni ‘80 tra gli artisti che promuovono un ritorno alla pittura attraverso uno sguardo nuovo e rivitalizzato. Diversamente dal gruppo di artisti della Transavanguardia, Bianchi non recupera la figurazione ma elabora uno stile essenziale ridotto a pochi elementi: immagini iconiche che si uniscono a segni astratti.
Le opere pittoriche sono frutto di un lavoro lento e meticoloso che inizia a partire dalla scelta dei materiali e restituisce alla pittura una dimensione sacrale. L’interesse dell’artista è rivolto verso materie, semplici o preziose, che possiedono una trasparenza luminosa intrinseca (la cera, la fibra di vetro, le foglie di argento, il palladio), che il mezzo pittorico sarà in grado di esaltare.
La luce è un elemento primario dei suoi lavori poiché definisce la partitura dello spazio e il movimento delle forme. Le tele si compongono di un nucleo segnico centrale che campeggia, solitamente, su uno sfondo di colore uniforme. Questo elemento è il principio ordinatore dell’intera superficie pittorica – anche quando la tela assume dimensioni ambientali -, esso genera la forma e rimanda a innumerevoli ipotesi di immagini, suggerendo una vastità infinita, sempre aperta.
La ricerca di un’armonia di elementi è perseguita da Bianchi anche nella scultura, come nei lavori delle panchine. Queste, arricchite da intarsi geometrici o da oggetti in marmo, vengono disposte all’aperto o all’interno di luoghi d’arte, definendo uno spazio visivo che invita alla sosta, alla riflessione e alla contemplazione.
Domenico Bianchi è presente in mostra presso
Forte di Belvedere, Galleria Palatina